Effetti dannosi e conseguenze
L’ecstasy è la cosiddetta “pillola da discoteca”. Il suo periodo d’oro risale agli anni ’70-80 quando era usata in ambito psichiatrico per aiutare i pazienti a riconoscere e capire i propri problemi. Era, infatti, chiamata la “penicillina dell’anima”. Studiando, però, gli effetti nocivi che essa procurava, presto si comprese che non poteva più essere impiegata in terapia, e così nel 1985 fu bandita.
Il consumo attuale avviene principalmente durante i rave party e, appunto, nelle discoteche. Viene assunta sotto forma di pastiglie, spesso associandola ad alcolici o altre droghe pesanti. La facilità di assunzione (non viene né inalata né iniettata per via endovenosa) fa sì che i suoi consumatori siano anche molto giovani. Alcuni iniziano addirittura a 11-12 anni.
Come agisce sul cervello
Nel cervello ci sono tre neurotrasmettitori con i quali l’ectsasy interferisce, aumentandone l’attività (così come fanno le anfetamine): la dopamina, la serotonina e la norepinefrina. Al pari della metamfetamina, che è un potentissimo stimolante, l’ecstasy provoca un minore rilascio di dopamina e uno maggiore di serotonina. Ma nello specifico qual è il compito di questi “messaggeri chimici”?
Dalla serotonina dipende la regolazione dell’appetito, del sonno, dell’emozione, dell’umore, del dolore e dei comportamenti: quando questo neurotrasmettitore viene rilasciato in quantità eccessive l’umore si innalza, e questo effettivamente è uno degli effetti riscontrati da chi consuma questa droga. Parallelamente, però, si assiste a un deficit della serotonina, responsabile degli effetti negativi a livello comportamentale che si manifestano anche nei giorni successivi all’assunzione.
Deficit cognitivi
L’ecstasy è in grado di provocare seri danni ai neuroni che contengono serotonina e questi possono essere a lungo termine. Secondo gli studi condotti sulla materia, chi fa uso di questa droga può ritrovarsi a fare i conti con depressione, stati confusionali e memoria e attenzione indebolite. Altri cambiamenti possono riguardare la sfera delle emozioni e della conoscenza, ma anche le funzioni motorie.
L’intensità con cui questi effetti negativi si manifestano in chi assume la sostanza varia in base a diversi fattori, ambientali e genetici insieme: il sesso (maschile e femminile, con problematiche ancora maggiori in caso di consumo durante la gravidanza), il dosaggio e la frequenza di assunzione, l’uso congiunto con altre droghe (tra cui la marijuana, soprattutto tra le fasce più giovani), l’età di inizio. Ogni fattore qui elencato riveste un ruolo considerevole nei deficit cognitivi che l’ecstasy è capace di indurre.
Effetti a breve termine
I primi effetti sono piacevoli. Chi l’assume prova sensazioni di benessere, calore e apertura verso gli altri. Si sente mentalmente stimolato e l’ansia diminuisce notevolmente. Come spiegato precedentemente, l’ecstasy altera il circuito della dopamina e, quindi, anche i meccanismi del piacere.
Questa droga ha proprietà stimolanti che fanno sì che il soggetto che la consuma possa non percepire la stanchezza fisica, potrebbe per esempio ballare per ore senza mai avvertire la fatica. Tutti gli ipotetici segnali d’allarme che il corpo lancia non vengono assolutamente recepiti, fino a quando poi la persona collassa improvvisamente.
Effetti a lungo termine
Nel lungo periodo l’ecstasy compromette le facoltà mentali. Eseguendo un esame specifico, ovvero la risonanza magnetica, si è scoperto che negli assidui consumatori di ecstasy le aree cerebrali adibite al movimento e alla conoscenza lavorano molto meno. Cosa provoca questa diminuzione dell’attività cerebrale? Il soggetto, per esempio, diventa incapace di elaborare le informazioni e non riesce a svolgere azioni normali come guidare l’auto o la moto.
Effetti collaterali e craving
Alla fase iniziale segue quella in cui subentrano sensazioni spiacevoli. Non si tratta di effetti destinati a dissolversi nel giro di poche ore, ma di una condizione che può durare a lungo nel tempo, accompagnando il soggetto nella sua vita quotidiana anche per parecchi giorni.
Chi fa uso abituale di ecstasy manifesta tutti i sintomi tipici del cosiddetto craving, ossia del desiderio impulsivo, incontrollabile e improvviso di assumere la sostanza. Gli effetti negativi che caratterizzano questa condizione psico-fisica di dipendenza sono: fatica, vertigini, mancanza di appetito e di stimoli sessuali, difficoltà di concentrazione, depressione e perdita di controllo. L’individuo vive in un perenne stato di ansia e agitazione e sembra essere anche indifferente al pericolo.
Come uscire dalla dipendenza
L’ecstasy non è una pasticca innocua. Assumere quantità eccessive di MDMA, cioè il suo principio attivo, può portare a conseguenze gravissime. Non si parla ad esempio solo di insufficienza renale acuta, ma addirittura di morte per overdose.
Se il problema ti riguarda in prima persona o nutri forti preoccupazioni per una persona cara, non lasciare che il tempo passi inesorabilmente. Per uscire dalla dipendenza da ecstasy chiedi aiuto il prima possibile. Contatta un operatore del Centro di Disintossicazione Narconon Astore chiamando il Numero Verde 800 189 433.